Il Primo Viaggio
A fine maggio mi arriva dalla ASL questa e-mail con suggerimenti molto chiari da parte della Farnesina:
Sicurezza
Indicazioni generali, ordine pubblico, criminalità
Si sconsigliano viaggi a qualsiasi titolo nel Paese.
La permanente crisi politica che sta attraversando il Paese sta portando ad una radicalizzazione delle posizioni delle parti in causa, con grave pregiudizio per le condizioni di sicurezza. La situazione è suscettibile di acuirsi a seguito del referendum costituzionale dello scorso 17 maggio. La criminalità è diffusa, anche in ragione delle persistenti difficoltà economiche cui è sottoposta la popolazione. Sussistono pericoli derivanti dalla presenza di bande armate.
Questa informazione costituirà fino al quarto giorno di permanenza in Burundi una condizione di ansia perpetua con la quale ho dovuto lottare giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto.
Inizio un pellegrinaggio telefonico, e non solo, presso tutti coloro che potessero darmi informazioni sul Burundi.
Il dilemma: perché sento la chiamata a questo viaggio e allo stesso tempo ho un avvertimento così perentorio?
Sento Burundesi che abitano in Italia e Italiani che sono stati in Burundi, anche molto di recente, ma nessuno dipinge per gli Europei sul posto una situazione così drammatica, se non forse nella parte nord-occidentale del Paese, nelle province di Cibitoke, Bubanza e Kayanza; in queste zone è presente una foresta che lancia il suo braccio settentrionale fin in Rwanda e soprattutto in queste zone si trovano le miniere di coltan (contrazione per columbo-tantalite). Il coltan è un minerale molto prezioso che viene estratto anche nella regione del lago Kivu del Congo e della parte occidentale di Rwanda e Uganda. In questa zona al confine (labile per la presenza di foreste) di quattro stati, il commercio semilegale del minerale arma bande paramilitari. Il coltan è uno dei più importanti semiconduttori usati per il funzionamento dei telefoni cellulari.
Noi andremo soprattutto a sud, nella provincia di Bururi. Con le dovute cautele siamo pronti al viaggio verso le zone rurali del paese, dicono, più povero e infelice del mondo. Ma, ripeto, l’ansia, accompagnata da crisi facilitate dall’afa estiva padana, dall’abbandonare le consolidate abitudini come il pisolino pomeridiano, da qualche lieve effetto collaterale delle circa 15 vaccinazioni e dal fatto che persone che amo tanto da preferire morire io al loro posto, come mia moglie e mio figlio, siano con me, non mi lascerà più, fino al quarto giorno di permanenza in Burundi.
Il primo giorno arriviamo a Bujumbura, la capitale e conosciamo la famiglia di don Samuel; il secondo giriamo per Bujumbura e nel pomeriggio affrontiamo i 1000 m di dislivello tra il lago e l’altipiano e arriviamo sull’altipiano a quota 1800 m slm, nell’Africa rurale. Il terzo giorno arriviamo presso la scuola di Ruzira, il motivo per cui abbiamo fatto questo viaggio.
In loco abbiamo visto quali erano le reali necessità, non solo l’acquedotto, ma anche altre cose. Mancano aule, manca l’acqua corrente e manca l’energia elettrica, che per una scuola dove si fa informatica senza aver mai visto un computer (avevamo portato con noi 2 computer portatili) è un ossimoro. Anche l’entusiasmo dei ragazzi era volto verso l’attività sportiva (abbiamo portato palloni e divise) e l’informatica; ma devo ammettere che anche la distribuzione di caramelle è stata entusiasmante per chi non ha nulla.
Il nostro viaggio è continuato. Il quarto giorno siamo stati a Buta, questo luogo che mi ha fatto comprendere che in quei territori sta nascendo una nuova civiltà che l’Europa sta perdendo. Abbiamo visto altri luoghi e siamo stati anche in Rwanda, a Kigali, al mausoleo del genocidio del 1994 e a Kibeho, il famoso luogo delle apparizioni mariane del 1981, 13 anni prima del genocidio. Siamo tornati in Italia dopo 10 giorni.
Il fatto di essere stati in quella scuola e aver visto e aver sentito quali erano le reali esigenze ci ha impedito di fare un progetto che fosse una cattedrale nel deserto, come non di rado capita in quei luoghi.
Di conseguenza nei mesi successivi, grazie anche all’aiuto del mio amico commercialista Fulvio, abbiamo fondato una ONLUS che abbiamo chiamato “Insieme per Ruzira”, con un progetto ben chiaro articolato in 3 ambiti: 1) costruire un acquedotto di 4 Km; 2) costruire 6 nuove aule; 3) dotare la scuola di pannelli solari sufficienti per tutte le necessità che di persona abbiamo osservato.
Nel mese di maggio 2019 abbiamo edito a nostre spese un libro del nostro primo viaggio, il quale è stato presentato sia in Lombardia che nelle Marche. Infatti, ci sembrava opportuno far conoscere i dettagli del viaggio e lo stupore che ci ha accompagnato nello scoprire, in mezzo a una povertà immensa, l’embrione di una nuova civiltà.