Nello studio del Long Covid mi sono imbattuto in una profondità della letteratura scientifica che mi ha fatto ripensare alle dinamiche con cui il sistema nervoso influisce sul nostro benessere.
Queste dinamiche sono alla radice del segreto della salute stessa, spero che questo video possa esservi utile come lo è stato per me studiare per farlo.
Long Covid:
perché esiste?
Andiamo alle origini, sono state fatte 4 ipotesi:
- il virus potrebbe avere un'azione neurotrofica. Ovvero potrebbe intervenire direttamente sulle cellule nervose provocando i danni descritti nel video precedente.
- Tossina che entra nelle cellule nervose e provoca i sintomi
- ci può essere una reazione crociata da parte degli anticorpi che: da una parte colpiscono il virus e dall'altra colpiscono un antigene che si trova nella guaina mielinica che riveste i nervi
- presenza di autoanticorpi
Le ultime due sono quelle che più mi interessano, perché sono quelle più importanti dal punto di vista del peso sul piano fisiopatologico e possono essere, da un certo punto di vista, sovrapponibili come sintomi.
Sintomi più importanti,
quelli che danno un'idea più approfondita del long Covid stesso
Paralisi transitorie:
Sono dovute al fatto che la guaina mielinica viene colpita dagli anticorpi e i nervi non funzionano più come prima, soprattutto i neuromotori, cioè i nervi che innervano i muscoli scheletrici e permettono il movimento volontario.
Questa sindrome, che è stata anche vista in qualche campagna vaccinale, come quella famosa del 1976 negli Stati Uniti, si chiama sindrome di Guillain-Barré ed è reversibile, ma nel 1976 gli anticorpi contro il virus influenzale determinarono la tetraparesi di 400 persone, di cui 25 morirono, e ci furono 4000 azioni legali intentate, infatti la campagna venne interrotta dopo neanche due mesi circa.
Questa situazione si sta ripetendo nella malattia long Covid.
Stanchezza estrema detta anche encefalomielite mialgica:
Come la sindrome di Guillain-Barré è anche questa conosciuta da tempo ma le sue origini sono ancora discusse.
Viene associata alla sincope vasovagale e all'ipotensione ortostatica.
La prima è un tipo di sincope, di svenimento, determinato da un abbassamento della pressione arteriosa la quale determina una ridotta spinta per il ritorno venoso del cuore dalle parte inferiori del corpo al cuore stesso.
Questa riduzione del ritorno venoso sembra che sia connessa soprattutto col tono muscolare dei muscoli tricipiti surali (polpacci).
Quindi un aumento del tono dei polpacci favorisce l'impedimento di questa sincope.
Questa è tipica dei giovani, ad esempio durante la crescita, il cuore, sentendo che non arriva abbastanza sangue, reagisce per mantenere la gettata cardiaca tachicardizzandosi, aumentando la frequenza cardiaca.
Ad un certo punto si arriva a una tachicardia che tende a spingere del sangue che è sempre minore fino a quando le pareti stesse del ventricolo sinistro, che spinge il sangue nell'aorta e quindi in tutto l'organismo, si toccano.
Nel momento in cui si toccano scatta un riflesso nervoso che bradicardizza la persona provocando delle pause, anche di diversi secondi.
Ovviamente questo accade dopo l'avvertimento di sintomi come nausea, ronzio nell'orecchio, offuscamento, palpitazioni.
Questa è tipica anche degli anziani che assumono una terapia antipertensiva eccessiva, oppure nelle persone esili che vivono un momento di stress o sono defedate.
L'ipotensione ortostatica, invece, è quella condizione per cui quando ci si alza improvvisamente si hanno delle vertigini.
Pensate che l'ipotensione ortostatica è dovuta alla riduzione della pressione massima o sistolica di oltre 20 millimetri di mercurio o di una riduzione della pressione minima o diastolica di 10 millimetri di mercurio con una tachicardizzazione di oltre 30 battiti in più al minuto.
Spesso, quindi, questa è la causa delle numerose cadute di anziani (la più tipica è quando si cade andando in bagno di notte) le quali vengono spesso collegate all'osteoporosi e, invece, possono essere i farmaci per la pressione.
Ma perché nel Long Covid troviamo questi sintomi?
Uno studio ha individuato degli anticorpi che colpiscono i recettori muscarinici.
Immaginate il nervo che arriva e porta l'impulso, arrivato alla sinapsi, ovvero al contatto tra il nervo e il muscolo.
Il fatto che un nervo possa far muovere un muscolo accade perché in quel microscopico spazio che si chiama sinapsi viene prodotto un ormone che si chiama acetilcolina. Ci possono essere altre sinapsi che producono catecolamina, cioè adrenalina e noradrenalina.
In questo caso è soprattutto l'acetilcolina che va a colpire il recettore muscarinico che trasmette l'impulso al muscolo.
Se il recettore muscarinico è bloccato da un anticorpo è ovvio che questo processo non può avvenire e si ha la paralisi, come nella sindrome di Guillain-Barré.
Noi abbiamo parlato della muscolatura scheletrica, cioè della muscolatura volontaria ma ci sono anche dei muscoli involontari nel nostro corpo (come il cuore o la muscolatura che riveste il sistema gastroenterico).
Queste fibrocellule muscolari lisce, chiamate così per distinguerle da quelle scheletriche volontarie, vengono coordinate nel loro movimento dal sistema nervoso autonomo, il cosiddetto sistema neurovegetativo.
Questo sistema neurovegetativo si divide in due branche opposte tra di loro, che sono: l'ortosimpatico (il sistema dell'emargenza, che tachicardizza, mette in circolo il glucosio, provoca vasocostrizione, aumenta la pressione) e, dall'altra parte, il parasimpatico che presiede alla vita neurovegetativa.
La nostra salute dipende dal bilancio di questi due elementi.
Il vero problema è che, mentre noi possiamo misurare l'attività nervosa dei muscoli scheletrici volontari attraverso l'elettromiografia, misurare in maniera non invasiva l'attività del sistema nervoso autonomo è molto più complesso.
Ciò che usavo durante gli anni di studio universitario e di specialità per misurare questa attività autonomica era la variabilità della frequenza cardiaca.
Noi dobbiamo pensare che la nostra frequenza cardiaca, come la pressione di conseguenza, non è fissa ma oscilla, come un po' tutto nel nostro organismo.
Questa oscillazione della frequenza cardiaca, in realtà, non è un'oscillazione regolare ma, se si scompone quest'onda, si trovano due oscillazioni principali.
Una che segue il respiro, identificata come l'oscillazione determinata dal parasimpatico.
Questa è la prima, ma c'è un'oscillazione molto più lenta di 0,1 Hz la quale è stata identificata come l'effetto dell'innervazione dell'ortosimpatico sul cuore.
In questo modo noi possiamo vedere in quale modo il nostro cuore viene stimolato.
Voi pensate a chi è sotto stress.
Essere sotto stress vuol dire essere costantemente stimolati dall'ortosimpatico.
Capite che, alla lunga, soprattutto gli ormoni come l'adrenalina e la noradrenalina o la dopamina, che presiedono a questo sistema nervoso ortosimpatico possano ad un certo punto esaurirsi, e la persona stessa crollare.
Ebbene, nel cardio trapiantato, quando ho fatto la mia tesi di laurea, ho notato che la frequenza cardiaca era piatta, intorno ai 100, non c'erano più oscillazioni.
Questa cosa l'ho vista anche nei pazienti con long Covid, una frequenza cardiaca di 100.
Quindi questo vuol dire il cuore è denervato.
C'è una possibilità per cui quest'azione sia reversibile?
A prescindere dal long Covid, sempre l'attività fisica è qualcosa che tende, anche nel cardio trapiantato, a ripristinare questa reinnervazione.
Noi vediamo la nostra frequenza tra i 60-70-80 ma questo è l'esito dell'influenza del bilancio simpato vagale sul nodo del seno, che è il nostro pacemaker naturale e che determina la nostra frequenza cardiaca.
Questa regolazione del nostro pacemaker naturale non c'è nei pazienti long Covid.
L'infiammazione:
Il problema di fondo è quindi l'infiammazione e nel Covid, fin da metà marzo, avevamo subito capito che il problema era che il Covid stesso determinava una iperattività dei processi infiammatori dell'organismo.
Per cui è probabile che anticorpi diretti contro il virus o autoanticorpi che nascono dalla distorsione della violentissima infiammazione che il Covid determina possano colpire le guaine mieliniche dei nervi determinando un'interruzione dell'impulso elettrico che si trasmette dai nervi ai muscoli, o da nervo a nervo.
Forse è questa iperinfiammazione la radice della sindrome della stanchezza cronica e delle paralisi che si hanno nella sindrome di Guillain-Barré o la denervazione cardiaca che si ha nel long Covid.
L'infiammazione è alla base di moltissime malattie, anche cardiovascolari.
Se voi pensate al processo che forma il trombo, ad esempio all'interno delle coronarie, è un processo infiammatorio, il trombo chiude le coronarie e provoca l'infarto.
Lo stesso processo, se si verifica all'interno delle carotidi, ovvero le arterie che portano il sangue al cervello, si ha l'ictus.
Se questo processo si ha sull'aorta addominale si ha l'aneurisma dell'aorta
A livello renale si ha insufficienza renale.
Quadri clinici molto diversi generati da un unico meccanismo: l'infiammazione dei vasi sanguigni che porta alla placca ateromasica che chiude gradualmente il vaso.
Alcune condizioni, come l'obesità, facilitano questa iperinfiammazione. L'obesità è di per sé un'iperinfiammazione.
È per questo che ad aprile notavamo come in terapia intensiva su 10 posti 7/8 fossero occupati da persone obese.
L'ipertensione, l'obesità, il colesterolo alto sono tutte condizioni che vanno insieme e determinate da uno stato di iperinfiammazione dell'organismo.
Per questo facevano il tampone anche ai morti, anche se morti, magari, per un attacco cardiaco.
Perché il Covid determina un'iperinfiammazione e può destabilizzare una placca coronarica provocando l'infarto, anche letale.
Il vaccino:
Il vaccino, soprattutto quello mRNA sintetico, è ovvio che stimola il nostro sistema immunitario e produce degli anticorpi.
Questi anticorpi vanno ad attaccare il virus nel momento in cui questo si presenta.
Ma attenzione, ho notato, nelle numerose persone che vo visto e che hanno fatto il virus, che nelle persone più esili, magre e che fanno attività sportiva, il vaccino non ha prodotta grandi sintomi, mentre in quelle in sovrappeso di più.
Questo perché se tu parti da uno stato infiammatorio più elevato qualunque stimolo, Covid o vaccino, può determinare delle reazioni infiammatorie più importanti.
Allo stesso modo gli asintomatici.
Terapia?
Quindi, se il problema del long Covid è l'infiammazione, allora una terapia suppletiva con un antinfiammatorio come il cortisone potrebbe avere senso.
Ma questo, approfondendo ancora la questione, è un palliativo.
È ovvio che se uno ha una dieta adeguata e fa attività fisica si toglie il substrato alla malattia Covid che è un'iperinfiammazione e questo ci porta a fare delle considerazioni sulle scelte e le strategie fatte in questo periodo.
Perché il fatto di chiudere in casa le persone, che aveva un senso, come spiegato nel video fatto a ottobre per la prima ondata, aveva un senso più limitato nella seconda ondata.
Prevenire la malattia Covid e quindi anche long Covid, investe il cambio di stile di vita, ma sempre non solo con il Covid.